Treccani Ernesto

TRECCANI ERNESTO

Biografia
Multipli
Pezzi unici
Ernesto Treccani, pittore, scultore giornalista, nasce a Milano il 26 Agosto 1920 in una ricca famiglia milanese. Appena diciottenne dirige la rivista “Corrente. Mentre è ancora studente alla facoltà di ingegneria, ha l’occasione di conoscere e frequentare pittori ed intellettuali dell’ avanguardia artistica e di rottura nei  confronti della cultura fascista. È già sensibile alla pittura neocubista di Picasso, inizia così una attiva ricerca di un linguaggio alternativo allo stile del Novecento italiano, con l’intento di recuperare il naturalismo di tradizione lombarda. La fase formativa di Treccani è influenzata e guidata dagli amici pittori come Birolli, Guttuso, Migneco, Sassu, Cassinari con i quali, discute d’arte, dipinge ed espone, per la prima volta, alla Bottega di Corrente nel 1940. Nel 1943, Ernesto Treccani espone ancora alla Galleria di Corrente e della Spiga, con Cassinari e Morlotti, ma poi durante della Seconda Guerra Mondiale la pubblicazione di “Corrente” viene soppressa d’autorità ed il pittore aderisce al partito comunista entrando in clandestinità. Dopo la guerra, negli ultimi anni Quaranta, l’impegno politico sensibilizza Treccani ai problemi degli operai in lotta nel Nord industrializzato e con i braccianti che occupavano i latifondi del Sud. Comincia allora l’esperienza di vita e di lavoro a Melissa, a quotidiano contatto con la gente e la cultura del piccolo centro calabrese, a cui si rifà una parte importante della sua opera: il ritratto, il paesaggio, la veduta urbana o la natura morta, nella creazione di un “alfabeto degli oggetti”,  diventano una chiave della sua pittura “realista”. Redattore, insieme a De Grada, De Micheli, Vittorini e altri, della rivista “Il 45”, animatore del gruppo “Pittura” e redattore della rivista “Realismo” Ernesto Treccani continua il suo lavoro di pittore e tiene la sua prima personale nel 1949 alla Galleria del Milione a Milano, presentata da una monografia curata da Duilio Morosini. Nei dipinti emerge e prende forma il gusto della narrazione favolistica e l’osservazione del dato oggettivo, il pittore si lascia trasportare, conservando apparenti caratteri di realtà, nelle regioni dell’immaginato, dell’immaginario e del fantastico. Nel 1950 Ernesto Treccani partecipa, con opere in bianco e nero, alla Biennale di Venezia , continuando a partecipare, con mostre personali di disegno e di pittura a molte edizioni successive. La realtà contadina calabrese, conosciuta direttamente nei lunghi soggiorni a Melissa, il paesaggio urbano industriale di Milano e di Parigi costituiscono, in quel periodo, i temi fondamentali della sua pittura. Rispondendo all’interesse espresso dal pubblico estero, nel 1956 il pittore prende parte alla mostra di realisti organizzata presso la Leicester Gallery di Londra ed una personale alla Heller Gallery di New York. Sempre nel 1956 fa parte di una delegazione culturale in Cina,  da questo viaggio riporta oltre un centinaio di disegni ed acquarelli. Il 1956 è un anno di svolta nelle opere di Ernesto Treccani, l’occupazione russa dell’Ungheria ha riflessi importanti sul lavoro di molti artisti comunisti: l’impegno rimane ma cambia l’ispirazione. Treccani trasforma il suo linguaggio pittorico: dal realismo dagli accenti nazional-popolari sviluppa una tematica nuova che lascia più spazi alla riflessione esistenziale e intimista, riflettendo, ma in termini più personali, i problemi di una società che sta rapidamente cambiando. Tra i lavori degli anni Sessanta sono da ricordare le cinque grandi tele ispirate a “La luna e i falò” di Cesare Pavese (1962/63), il ciclo delle opere “Da Melissa a Valenza” (1964/65), i dipinti sul tema del giardino e delle siepi e la serie di acquarelli dedicata a un viaggio a Cuba. Progressivamente, la componente lirico-narrativa e fantastica prende il sopravvento, per esprimersi appieno in grandi dipinti come “L’ape regina” (1967-68), “L’amore gentile” (1972-73) e “Metamorfosi” (1976), che si caratterizzano per la ripresa e la rielaborazione di temi già affrontati, con modi ora decisamente visionari. “Un popolo di volti”, dipinto nell’arco di sei anni tra 1969 e 1975, continua la linea della pittura di impegno civile, ma più espressiva, ormai lontana dal realismo degli anni Cinquanta. Negli ultimi decenni Ernesto Treccani dipinge in luoghi diversi, sviluppando in varie direzioni la propria ricerca: dalla campagna emiliana alle regioni dell’Italia meridionale, dove lavora a Potenza, Matera e Policoro, fino ai paesi contadini della lontana Ucraina, in un viaggio fantastico, sfociato nel 1976, nelle grandi mostre organizzate dal Ministero della Cultura sovietico a Volgograd, a Mosca e Leningrado. Dagli anni 80 in poi, Nizza, tuttora uno dei luoghi abituali di soggiorno creativo, diviene, con Parigi, Macugnaga e Forte dei Marmi, il luogo ideale dove Treccani ama dipingere. La tecnica preferita, usata da Treccani, diventa l’acrilico, cosa che spiega parzialmente,l’evoluzione verso una sorta di nuovo informale, fondato sulla velocità di gesti in un  rifacimento di immagini già assimilate ed elaborate in precedenti quadri ad olio. L’acrilico, che asciuga in poco tempo, permettendo la rapida sovrapposizione dei colori senza mescolarli,  diventa una vera scrittura per immagini. In questi lavori l’artista esegue di getto, ormai a memoria, schemi formali e strutture lentamente precisati in precedenti dipinti a olio (in certo senso come il musicista che ha costruito un brano dalle solide regole armoniche per poi eseguirlo secondo un’infinità di variazioni). Alla metà degli anni ottanta risale, una delle sue opere più originale “La casa delle rondini”, con circa duemila formelle ceramiche che rivestono interamente la facciata della sede della Fondazione Corrente e del Museo Treccani, in via Carlo Porta a Milano. Tra  gli anni ‘90 e 2000 Treccani si dedica a grandi cicli ispirati al Don Chisciotte  ed al Decamerone, a sottolineare l’intenso rapporto tra parola ed immagine che è sempre stato aspetto costante della ricerca di Treccani